Vediamo di ripassare un po' di storia sulla Velasca che male non fa.
Anzitutto perchè si chiama così? Il suo nome deriva dal politico Juan Fernandez de Velasca, che nel XVII era a capo del Ducato di Milano.
Lo studio BBPR che la progettó (1954) per accertarsi maggiormente della fattibilità di tale progetto, interpellò un'azienda di New York (che di grattacieli si intendeva già), specializzata nella consulenza per progetti di grattacieli, la quale evidenziò che la condizione dell'industria siderurgica italiana del tempo non sarebbe stata mai in grado di realizzare una cosa simile.
Praticamente gli americani ci dissero elegantemente che siamo degli incapaci!
Fra il 1952 e il 1955 venne portato a termine il progetto definitivo della Velasca, che venne approvato dal committente e realizzato dalla Società GeneraleImmobiliare, tra il 1956 e il 1957!
L''edificio suscitò subito pareri discordi per il suo singolare profilo e divenne oggetto di ironia dei milanesi che diedero presto alla torre il soprannome di "grattacielo con le bretelle". Gli stessi critici si divisero, c'è chi lo definì "uno sfregio sul volto di Milano", ed altri invece ritennero fosse un grattacielo che rifiuta VOLUTAMENTE la standardizzazione dell'architettura internazionale, la Velasca non voleva scimmiottare assolutamente i grattacieli classici, ma essere una nuova invenzione architettonica, il primo grattacielo progettato con quella singolare forma "a fungo", nessuno prima aveva mai ideato un edificio del genere, rimarcandone quindi la sua unicità internazionale.
Pochi sanno che la Velasca vuol essere una citazione moderna dell'architettura medievale lombarda, tra cui la stessa Torre del Filarete del Castello Sforzesco!
La realtà è che la Velasca non ha mai voluto
"essere bella" ,ma semplicemente una sorta di "architettura ribelle", fortemente controcorrente in una Milano del dopoguerra che volle dimostrare di farcela, soprattutto perchè nessuno oltreoceano pensava ce la potessimo fare.
Una vera sfida!
Una costruzione coraggiosa, ed anche ingegnosa per il fatto stesso che la parte in alto è più "grossa e larga" che alla base, al contrario degli altri grattacieli.
Molti ignorano che la Velasca ha un valore storico inestimabile, e che è stata un vero simbolo iconico, per tutto il Paese, non solo per Milano, perché fu il simbolo di un'Italia che voleva rinascere, che voleva ricostruire, dopo le bombe del '43 che devastarono la città!
La Velasca riuscì a fondere la tradizione con l'innovazione attraverso delle scelte tecniche assolutamente all'avanguardia per l'epoca, come appunto i caratteristici "puntoni" che sorreggono il peso del volume superiore, che furono un vero e proprio vanto dalla sperimentazione tecnica dell'ingegneria italiana!
Nessuna città italiana era riuscita ad avere i mezzi per avventurarsi in questa sfida.
A mio parere è proprio la sua "bruttezza" a renderla "bella" perché unica al mondo!
Chi non è abituato a guardarla con gli occhi di ciò che ha rappresentato, può sicuramente ritenerla un mostro.
Fra 70 anni, anche il grattacielo Unicredit diranno che sarà brutto, come pure molti vecchi grattacieli americani, la storia e l'architettura cambiano, vanno avanti...bisogna sempre collocare con l'immaginazione gli edifici nel contesto storico in cui sono nati. Spesso la prospettiva cambia.
A me piace immaginarla come Godzilla, lei svetta in tutta la sua grandezza e originalitá (o bruttezza) tra le altre costruzioni. Proprio come Godzilla!
Attualmente è in ristrutturazione anche tutto ció che la circonda e una volta terminati i lavori la piazza sottostante sarà interamente pedonale.
È sbagliato classificarla come bella o brutta, va contestualizzata l'opera al contesto storico, che è stata una vera sfida per l'ingegneria italiana del tempo. Dovremmo andarne più fieri.
La Milano che se ne frega, che osa!
Ps. È l'edificio brutalista più instagrammato al mondo!
Quando con le nostre guide portiamo fin sotto gli stranieri per spiegarla, tutti, tutti rimangono affascinati, non per bellezza o bruttezza, non interessa questo, ma per la genialità che sfida la forza di gravità (e con i mezzi dell'epoca).
Perfino a Parigi c'è un plastico che la riproduce al Pompidou per celebrare la sua architettura geniale.
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